materiali liberamente utilizzabili, citando la fonte
seminario corso P/MRS esami maggio
2001
relazione finale di savino cortese
SCIENZA E DIALETTICA NEL "TEETETO" DI PLATONE
Il “Teeteto”è un’opera filosofica scritta da Platone nel 369 a.c. ca , che fa parte dei cosiddetti “dialoghi dell’avanzata maturita’ “ riconosciuti al grande filosofo greco. Di Platone, infatti, ci sono pervenuti 35 Dialoghi e 13 Epistole ma della loro autenticita’si e’molto discusso sin dai tempi antichi: attualmente gli vengono riconosciuti come autentici, 28 Dialoghi e 4 Epistole. La scelta del “Teeteto” non è stata casuale, poiché in questa opera sono racchiusi elementi importanti del pensiero filosofico maturo di Platone, un pensiero nato 2400 anni fa ma che è ancora vivo e rappresenta un dato fondamentale della nostra cultura. Inoltre, tale pensiero, detto anche “Platonismo”, trova forti connessioni con i nostri studi di metodologia didattica e sull’apprendimento. Cerchiamo di dimostrarne le argomentazioni
Gli interlocutori di questo dialogo sono Socrate, rappresentato negli ultimi giorni della sua vita nell’atto in cui sta presentandosi all’Arcade Re per rispondere dell’accusa di empietà, e due matematici del tempo: Teodoro e il suo discepolo Teetèto che in futuro diventerà famoso. La scelta di due matematici quali interlocutori di Socrate, ha uno scopo ben preciso: per Platone, la matematica e la geometria hanno un valore altamente propedeutico (all’ingresso dell’Accademia da lui fondata c’è scritto: “Non entri chi non conosce la Geometria”) ed i matematici stessi, come i filosofi, hanno un grande interesse per la definizione del concetto di scienza. Nei Dialoghi di Platone, infatti, viene sempre proposto un argomento di discussione e nel caso del “Teetèto”, il tema è offerto dalla domanda:
Che cos’è la conoscenza scientifica (Epistème)?
A questa domanda posta da Socrate, Teeteto risponde dapprima elencando una
serie di conoscenze specifiche ma ben presto, alla luce del metodo
matematico rapidamente descritto, focalizza lo scopo della domanda: essa
mira ad ottenere un concetto unitario di conoscenza scientifica che ne
racchiuda l’essenza e la struttura. La seconda risposta di Teetèto
definisce la conoscenza scientifica come pura percezione, riallacciandosi ai principi
del “fenomenismo” e di uno dei suoi massimi sostenitori: Protagora,
filosofo e massimo rappresentante della Sofisti-
ca greca. Egli sosteneva che
l’uomo è misura di tutte le cose (Alethèia),
tutto è vero nel senso
che tutto ciò che appare a ciascuno è vero per lui, insomma l’opinione e la verità
coincidono. A questa teoria Socrate risponde con l’esempio dello stesso
vento che soffia su un gruppo di persone: alcune lo sentono caldo, altre
lo sentono freddo. Per chi sente freddo il vento è freddo, per
chi sente caldo il vento è caldo. Se così fosse, ognuno direbbe la sua e non sarebbe
mai sbagliata. L’ampia descrizione e la critica di questa risposta sta proprio
nel fatto che si nega la possibilità di distinguere tra vero e falso e
crolla ogni possibilità di sapere e la filosofia stessa intesa come
ricerca del sapere. In questa fase Platone si rifà all’antitesi fra Eraclito e Parmenide:
il primo sosteneva che tutto quanto si realizza attraverso un contrasto,
tutto scorre, tutto è un continuo divenire, anche l’esistenza umana. Ogni cosa
tende a trasformarsi nel contrario: il freddo nel caldo, il giorno si fa
notte, la vita si fa morte. Parmenide invece sosteneva la teoria dell’unità
e dell’immutabilità dell’Essere e negava che il concetto di non
essere potesse essere realtà. Con Eraclito il non Essere
e il molteplice sono presenti
in ogni dove e permettono lo svolgimento e il divenire. Platone rifiuta le
teorie gnoseologiche, naturalistiche e fenomeniste (teoria filosofica della
conoscenza, che ne indaga fonti, modi e limiti.
Come tema filosofico autonomo
e pregiudiziale, sorge quando la realtà del mondo esterno viene in qualche
modo messa in discussione, individuando le capacità categoriali
dell’intelletto. A questo rifiuto è legata la terza risposta: la conoscenza è
opinione vera (Alethès doxa). Ciò solleva la questione della possibilità
della falsa opinione alla quale, tra l’altro,si risponde con le celebri immagini del
blocco di cera e della colombaia e si avverte la presenza di una
conoscenza potenziale e di una attuale.
La conoscenza potenziale è
costituita dalle nozioni che l’individuo assume nel corso della sua vita, la
conoscenza attuale, invece, è quella che l’individuo mette in atto nella risoluzione
di un problema o nell’esprimere una opinione. Quest’ultima potrebbe
anche essere non idonea per lo scopo prefissato. Platone suggerisce che la conoscenza
può essere intesa come un’impressione ovvero come possesso di immagini.
La quarta risposta, cerca di superare l’insufficienza
di tali immagini, derivante dal fatto che in essa viene trascurata la
riflessione: la conoscenza è opinione vera congiunta alla giustificazione
razionale(Logòs). Anche questa tesi, che anticipa la moderna definizione
di conoscenza empirica e discorsiva (justified true belief: ipotesi
o giudizio veri e fondati) viene respinta perché non fornisce una teoria soddisfacente
della “giustificazione” (logòs è, insieme, “enunciato”). Successivamente
il dialogo si risolve in diverse contraddizioni, si parla di “Atomismo logico”
ma questa teoria naufraga di fronte alla incomprensibilità delle
“componenti originarie” che bisogna presupporre e alla loro connessione. L’altra
soluzione per dare una definizione di “Logos”, diventa un circolo
vizioso poiché presuppone che si conosca anticipatamente la differenza
fra gli oggetti della conoscenza.
Particolarmente controversa
è l’interpretazione della parte finale del dialogo (che allude a
discussioni interne all’Accademia
e che prosegue nel “Sofista” come domanda circa la possibilita’
del discorso falso).
Il “Teetèto” si conclude,
come molti altri dialoghi,
in un nulla di fatto, ed è stato considerato da alcuni come l’ammissione platonica
dell’impossibilità di fondare realmente una conoscenza che vada oltre
la discorsività della quarta risposta.
In questa opera, Platone, si
pone il problema di dare al termine di conoscenza scientifica, un valore
universale, e lo fa in un contesto non certo favorevole, poiche’ deve smontare
le assurde teoria eraclitee di cui abbiamo parlato e che avevano un
forte radicamento, anche nel mondo scientifico o presunto tale. Per far
questo egli mette in primo piano, pur non citandola, la dottrina delle idee:
il mondo in cui viviamo è il mondo del continuo cambiamento, gli stessi
uomini nascono, crescono e muoiono ma esiste un mondo (Iperuranio) costituito
da idee, ossia da modelli eterni e immutabili, aventi una propria realtà
oggettiva. Egli sostiene che qualora non si tenga conto di questa dottrina, non
è possibile fondare la scienza. Il tema dominante del dialogo è
la possibilità dell’errore, a questo tema sono dedicate tredici pagine(187b-200c)
ed è questo l’argomento fondamentale sul quale si sviluppa tutta l’opera:
la sola sensazione, la sola opinione, il solo discorso, non danno ragione
del conoscere poiché non danno ragione dell’errore, pongono
cioè sullo stesso piano la verità e l’errore, il conoscere
e il non conoscere. Ecco che
Platone, pur non abbandonando la teoria delle idee, deve comunque riesaminarla
e approfondirla mettendola in relazione con quelle che sono le conoscenze
umane. Occorrono insomma delle basi razionali e oggettive che permettano
di indicare le relazioni di inclusione ed esclusione tra le varie
idee. Il processo dialettico deve servire proprio a questo e non viene più
inteso come processo di unificazione tra le varie idee verso l’idea assoluta.
Il concetto di scienza, ha
interessato nel corso degli anni molti filosofi e studiosi e oggi è normale associare
tale termine a quello di sperimentazione
scientifica. Anche la didattica è definita “Arte e Scienza dell’insegnamento”,
proprio perché si avvale del metodo sperimentale che si sviluppa in
tre fasi:
1) Fissazione dei principi
2) Produzione dell’esperienza
didattica
3) Bilancio critico dell’esperienza
Viene quindi prodotta una esperienza
didattica necessaria per dimostrare dei principi fissati precedentemente.
La valutazione critica dei risultati ottenuti ci permetterà
di giudicare il metodo didattico sperimentato.
Anche lo studio della psicologia
si è avvalso nel corso degli anni della sperimentazione scientifica.
Le due maggiori scuole di Psicologia nate nel xx secolo: Behaviorismo e Gestalt,
che hanno dato un contributo fondamentale alla didattica, hanno basato le loro teorie
su dati di fatto della sperimentazione scientifica, liberandosi di concetti astratti
spesso legati a pregiudizi razziali e genetisti.
Il Behaviorismo ha studiato appunto il comportamento dell’uomo, qualcosa
che si può osservare, misurare, valutare.
Il capostipite di questa corrente,
lo studioso J.B. Watson (1878-1958), ha preso spunto dagli esperimenti
dello scienziato russo Ivan Pavlov sui cani per evidenziare come,
anche nell’uomo, si possano condizionare determinate risposte in presenza
di precisi stimoli. Successivamente B.F. Skinner (1904-1990), behaviorista,
ha ampliato il concetto di stimolo legandolo al rinforzo
inteso come cemento dell’apprendimento.
La teoria dell’ “Insight” o
lampo di genio, uno dei capisaldi della Gestaltheorie, ha preso corpo grazie
agli esperimenti di Wolfgang Kholer (1887-1967), sulle scimmie antropomorfe.
Dai suoi studi si è ricavato che non sono sufficienti gli stimoli
per pervenire all’apprendimento, alla soluzione di problemi
anche semplici, ma c’è bisogno anche di quello che è stato definito
“intuito” o “intuizione intellettiva”.
Possiamo inoltre affermare
che il “Teetèto” sia la chiara espressione di quello che è il metodo
dialogico di Socrate. Lo stesso filosofo, nelle pagine 149 e 150 dell’opera, parla
esplicitamente del suo metodo ereditato da sua madre che esercitava appunto
l’arte maieutica, arte di aiutare le donne a partorire i bambini. Socrate
afferma di non avere idee proprie da proporre o da imporre e sono nel giusto
coloro che gli rimproverano di non offrire mai una soluzione alle questioni,
egli formula solo delle domande opportune, contesta le risposte
erronee (ironia socratica) e aspetta che la mente, così sollecitata e liberata,
partorisca le idee. La moderna metodologia didattica ha ereditato il cosiddetto
“metodo maieutico” classificandolo come un ottimo metodo dialogico-dialettico
efficace per l’apprendimento.
Il metodo si basa soprattutto
sulla interlocuzione costante dei soggetti implicati nella comunicazione
didattica, attraverso la ricerca e la confutazione. Di queste tematiche
si è occupato lo studioso americano David Ausubel che nella sua opera
“Educazione e processi cognitivi “ (1978) considera il metodo di apprendimento
“per scoperta significativo”, riconducibile al metodo maieutico,
il più importante qualitativamente.
A mettere insieme vari elementi
sulla conoscenza, grazie alle esperienze raccolte,
è stato lo
psicologo- pedagogista svizzero Jean Piaget(1896-1980).
E’ stato il fondatore della
“Epistemologia genetica” ovvero lo studio dei problemi della scienza, in
relazione agli sviluppi dell’intelligenza nel corso della vita. Egli afferma che
ogni individuo è predisposto per formare una sua struttura cognitiva (strutturalismo).
Tale struttura viene analizzata da Piaget nella psicologia dell’età
evolutiva ovvero l’età dello sviluppo che va da 0 a 25anni. Oltre i 25
anni, la struttura cognitiva dell’ individuo si stabilizza, continua a mutarsi
ma è meno permeabile ai condizionamenti esterni: da 0 a 12 anni l’individuo
apprende la cosiddetta Conoscenza Sensibile o Empirica che possiamo definire
come conoscenza concreta;
tra i 12 e 13 anni scatta la
capacità di ragionamento complesso, basata sulla ragione analitica ovvero sulla
ragione capace di analisi;
da 13 a 25 anni si sviluppa
la Conoscenza Intellettiva ovvero la capacità dell’individuo di
penetrare nella sostanza della sfera indagata e nei suoi nessi.
Entrambe le conoscenze (Sensibile
e Intellettiva) sono importanti per l’individuo, purchè
si intreccino tra loro dialetticamente nel processo di apprendimento. E’ come dire
che gli insegnamenti del maestro o del docente non generano l’intero sapere,
sono appena uno stimolo per l’espressione di esso dall’interno.
Fonti consultate:
Franco Volpi – Dizionario della Filosofia – edizione
2000
Luigi Stefanini – Grande antologia filosofica – vol 1°-Il
Teetèto-ediz.1954- Marzorati editore
Giovanni Puglise Carratelli – Platone : le Opere – Teetèto-ediz.1974-Sansoni
editore
Enciclopedia multimediale Rizzoli Larousse – Il
Platonismo – ediz.1999
Sito Internet: www.geocities.com/diego_fusaro_2000/teeteto.html
Ferdinando Dubla – [sezione Manuali]
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