Traccia di lavoro:
Educare alla socialità e alla cooperazione di gruppo è indispensabile, se il legame sociale permette l’espressione creativa e l’accettazione consapevole dei ruoli
Le esperienze della didattica del
collettivo di Anton S.Makarenko
(1888/1939)
nFiglio di un operaio delle ferrovie, diventò un valente pedagogista
nDirettore dal 1920 della colonia di Poltava per ragazzi disagiati
nPer il successo arriso ai suoi metodi didattici, nel 1935 ebbe incarichi istituzionali a Kiev, sempre riguardanti ragazzi disagiati
nSua opera principale: Poema pedagogico (1933)
Concetto di base di M.:
Tutti i soggetti debbono pensare in “collettivo”, affrontando con severa disciplina il conflitto (la vita è lotta, l’educazione è lotta,bisogna abituarsi anche al sacrificio personale) e organizzando la vita in comune, che può autoregolarsi solo con un alto senso di responsabilità che può svilupparsi da una prospettiva sociale di liberazione collettiva.
(Gramsci conosce e apprezza questa impostazione didattica; per entrambi lo spontaneismo attivistico depriva l’intenzionalità pedagogica)
L’autore
che ci accingiamo a scoprire costituisce la massima espressione di un
pedagogista così lontano come periodo storico ma tanto vicino come
modello d’ispirazione di un formatore d’uomini. Basterebbero metà delle caratteristiche esplicitate da Makarenko per diventare un buon educatore o formatore in ogni settore della nostra società. Makarenko,
determinato, ottimista e coraggioso, inizia l’esperienza educativa nel
suo modo ideale di vedere l’uomo e la società. Non
ha ancora un metodo scientifico per fare questo, come d’altronde si può
capire dai suoi testi più famosi che compone scrivendo ciò che è
stata la sua reale esperienza e non in un modo che già qualsiasi altra
procedura metodologica avesse individuato e sperimentato. Di
conseguenza viene anche lui influenzato dall’ideologia sovietica e dalle
condizioni disastrose del suo paese ereditate dallo zarismo, trovando nell’educazione del
collettivo il giusto mezzo per una ricostruzione dell’uomo nuovo e
della nuova società dopo i notevoli cambiamenti socio-politici avvenuti
nella sua epoca.
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Cenni
sulla vita Anton
Semënovič Makarenko nasce a Belopolje (Ucraina), nel governatorato
di Charkov il 13 marzo 1888, da una famiglia operaia. Il padre, Siemion
Grigorievic, capo verniciatore nelle officine ferroviarie, partecipa
attivamente al movimento di opposizione al regime autocratico zarista,
esercitando una decisiva e univoca influenza sulla sua formazione
politica. Dal 1900
al 1904 frequenta la “scuola cittadina” di Kremenčug,
successivamente s’iscrive ad un corso pedagogico annuale e dal settembre
1905 inizia la sua carriera magistrale nella scuola ferroviaria di Krjukov.
Dal 1911 al 1914 insegna presso la scuola della stazione ferroviaria di
Dolinskaja. Lo stesso anno per concorso, è ammesso all’istituto
pedagogico di Poltava. Nel 1917 (nel pieno della rivoluzione russa) ritorna
presso la scuola dove aveva iniziato la sua prima esperienza da pedagogo.
Dopo circa tre anni, il Narkompros (Commissariato del popolo per
l’Istruzione) ucraino gli affida la direzione di un’istituzione per
ragazzi abbandonati, a pochi chilometri da Poltava (nel 1923 sarà
traslocata presso la fattoria Kovalevka), nel 1926 subirà nuovamente un
altro spostamento nell’ex monastero di Kurjaz presso Charkov. Dalla sua
"colonia Gor'kij" ossia il laboratorio destinato ad accogliere
ed educare giovani abbandonati o disadattati, prende l’avvio della sua
eccezionale esperienza di pedagogista e di educatore sovietico. Nella
seconda metà del 1927 sposa Galina Sal’ko (1891-1957), che lo introduce
nella cerchia dei suoi amici comunisti. In seguito
alla contestazione del suo metodo pedagogico, Makarenko lascia la colonia
Gor’kij (settembre 1928) e passa alla direzione della “comune
Dzerzinskij”, sotto protezione della Ceka (polizia politica). Nel 1935, dopo 16 anni di attività nella colonia, assume la vice direzione della Sezione delle colonie di lavoro del Commissariato del popolo per gli affari interni dell’Ucraina. Dal
1937 vive a Mosca dove svolge un’intensa attività di scrittore,
propagandista pedagogico e conferenziere;
muore improvvisamente per un attacco cardiaco il 1° aprile 1939.
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Makarenko quando scrive le sue opere predilige la forma di narrazione del “romanzo” pedagogico, perciò durante il racconto, le sue idee assumono forme figurative. Oltre alle opere che andremo a sintetizzare, negli ultimi anni della sua vita (1937-1939) egli redige molti scritti, partecipa a diverse conferenze esponendo sempre e comunque i punti fondamentali delle sue esperienze educative pedagogiche. Le opere di maggiore importanza sono: Ø
POEMA PEDAGOGICO (1928) In questo scritto, pur mantenendo una tonalità romanzesca, vi è una narrazione più specifica dei fatti fondamentalmente veri: § tratta la creazione di un collettivo partendo da individui traviati e abbandonati e come esso operava; § descrive il principale strumento di educazione, il collettivo e indica il carattere dialettico del suo sviluppo; §
mostra il collettivo in azione. Tra le righe del Poema si viene a conoscenza che i fondatori della Colonia “Primo Maggio”, sono dei Pedagogisti e l’incognita del “Dopo Rivoluzione”, è “Educare l’Uomo Nuovo”. La Colonia era ubicata a Poltava in mezzo a villaggi e campi, nello stato dell’Ucraina; con il passare degli anni (precisamente otto, dal 1920 al 1928) il collettivo si arricchiva sempre di più ragazzi e nei villaggi circostanti aumentava la maturazione politica dei giovani che sentivano ormai il potere e lo “spirito comunista” influenzati dalla presenza della “gioventù comunista” della colonia stessa. Ø
MARCIA DELL’ANNO ’30 Scritto nel 1930 e pubblicato nel 1932, Makarenko presenta la vita della comune Dzerzinskij dal 1927 al 1930, toccando in brevissimi capitoli i principali elementi della sua organizzazione pedagogica. Ø
BANDIERE SULLE TORRI (1938) E’ un romanzo pedagogico scritto e pubblicato nel 1938 e rappresenta la logica maturazione delle idee del Poema. In questo testo si parla del Collettivo quale protagonista già perfettamente formato e organizzato dove vi lavora energicamente il gruppo della “Gioventù Comunista” e vige in pieno l’Autogoverno con il “Centro”, il direttore, i reparti e relativi comandanti, il consiglio, le assemblee generali.
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