(scheda seminario maggio 2004 corso 'P'.MRS- a cura di Ferdinando Dubla)
Di una famiglia benestante, riceve un’accurata educazione, studia presso la scuola di sofisti di Prodico e Gorgia.
Dopo la guerra del Peloponneso la sua famiglia perde parte del patrimonio e per questo motivo I. è costretto ad esercitare la professione del logografo (retore stipendiato).
Pur avendo studiato presso una scuola di sofisti, va contro l’insegnamento di una retorica puramente formale, schematizzata in regole rigide e fonda nei sobborghi di Atene una scuola dove eserciterà per circa cinquantacinque anni.
Il suo insegnamento è sempre finalizzato alla coscienza di un’egemonia della città di Atene all’interno del mondo Greco, mira all’unificazione delle città –stato sotto il controllo ateniese, per fare in modo che finiscano le discordie interne e che si possa affrontare la minaccia persiana che è da sempre in agguato.
Nel Panegirico, un discorso persuasivo ed efficace che si basa proprio sull’affermazione di valori morali e civili, per questo motivo una delle sue opere più significative, si evidenzia, in maniera lineare, la riflessione politico-filosofica di I.
La sua scuola è a pagamento ed aperta a tutti, ma si prefigge un numero limitato di allievi, al fine di stabilire una relazione comunitaria in un’atmosfera serena e nello stesso tempo avere una severo rigore negli studi.
Sempre per fortificare il suo ideale di una città forte, egli basa il suo insegnamento, la sua nuova paidèia, alla formazione di una classe politica dirigenziale e riesce a strutturare un programma educativo che va dalla ginnastica e cultura spirituale, allo studio della grammatica e degli autori classici, allo studio delle scienze matematiche, all’eristica e dialettica (filosofia).
Questa nuova paidèia (formazione, educazione, istruzione) e nuova aretè (nuova virtù), rappresentano l’arte della parola sostenuta da una vasta cultura, che si evolve con un completo ed efficace programma educativo.
Da supporto vi è sempre una coerenza con i valori morali e civili che si riscontrano nell’opera Panegirico.
Il filosofo, non solo oratore, è colui che ha:
uno spirito capace di invenzione, di intuizione, attitudine al lavoro, memoria, voce, chiarezza di dizione e disinvoltura.
In conclusione I. si può considerare un maestro della comunicazione oratoria che apre la strada a una più compiuta metodologia della comunicazione formativa, che, per la fiducia riposta nella potenza della parola, la salda cultura, la coerenza nei valori morali e civili, ne fanno un maestro di eloquenza ma soprattutto di valori classici.
I limiti che lo riducono a non considerare più complessivamente un’arte, quella della comunicazione, volta ad educare, e non solo a formare politici-oratori che debbono persuadere alle proprie tesi, sono così sintetizzati da Luciano Canfora:
«La veduta che Isocrate afferma nel breve discorso programmatico (“Contro i sofisti”, ndr) è diametralmente opposta al principio socratico e platonico dell’”insegnabilità” (didaktòn) della virtù: non si può istillare con l’insegnamento la saggezza e la giustizia nelle “cattive nature”: si può invece apportare un notevole miglioramento con “lo studio dell’eloquenza politica”»
[cfr. L.Canfora, Storia della letteratura greca, Laterza, 2001, pag. 417]
C’è da tener conto, però, di ciò che ha scritto uno dei più insigni storici dell’antichità, come H.I.Marrou, a proposito:
[cfr. H.I.Marrou, Storia dell’educazione nell’antichità, Studium, 1966, pp. 266-68]
In conclusione, Isocrate è una figura di snodo importante nell’ambito degli studi sulla comunicazione: è da lui che si dipana quel filo che porterà al discorso esplicito sulla comunicazione formativa, che, per diventar tale con Quintiliano in età imperiale, dovrà fondere le esigenze della oratoria-retorica e della filosofia, in particolare nella sua forma dialettica e con i contenuti tipici della paideìa classica.
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