Dall’ “IO” filosofico di MEAD al concetto di Role Taking
Marco CATANO
corso esami febbraio 2001
George H. Mead (South
Hadley 1863 – Chicago 1931) Filosofo e Psicologo americano, sviluppò
le sue idee nel corso di “Psicologia Sociale” presso l’università
di Chicago dal 1900 in poi. Anno dopo anno il corso venne frequentato da
studenti con interessi psicologici, sociologici, educativi, linguistici
e filosofici.
Tra le opere più importanti
che possono essere considerate raccolte postume ricordiamo Mead, “MENTE,
SE’ E SOCIETA’”. Il volume è composto principalmente da raccolte
di appunti di studenti che accortisi dell’importanza del materiale esposto
nelle lezioni di Mead (sempre tenute senza una scorta di appunti) ne fecero
materiale prezioso. Nello stesso periodo che Mead sviluppa le sue idee,
sempre in America, si afferma la teoria del Behaviorismo (dall’inglese
Behavior, cioè comportamento), concezione secondo cui la psicologia
deve studiare il comportamento, in quanto direttamente osservabile e, quindi,
possibile di studio scientifico valido, e non i processi psichici e la
coscienza.
Tant’è che Freud riteneva
i Behaviorsti non psicologi. I comportamentisti rifiutavano quindi il piano
di analisi astratto (coscienza) studiando un piano di analisi concreto
(comportamento): l’oggetto di analisi non è più la coscienza
ma il comportamento.
Il Behaviorismo nacque negli
Stati Uniti negli anni direttamente precedenti la prima guerra mondiale.
Caposcuola del comportamentismo è J. B. Watson. In realtà,
già prima di questo lavoro di Watson, le concezioni behavioristiche
avevano fatto la loro comparsa nella psicologia americana, attraverso l’opera
di alcuni studiosi di psicologia animale come R. M. Yerkes. Quest’ultimo,
inoltre, facendo conoscere agli americani nel 1909 il lavoro di Pavlov
sui riflessi condizionati, aveva contribuito in modo determinante al pensiero
americano di tale prospettiva. Dall’esperimento di Pavlov ne trae le premesse
Watson, il quale per lo studio psicologico, trasporta l’esperimento in
campo psicologico, affermando che noi siamo capaci di condizionare il comportamento
dell’individuo; è inutile andare ad analizzare tutta la coscienza
individuale. Analizzato il comportamento pratico, esaminiamo le interazioni
psicologiche fra individui. Tutto il processo dell’uomo avviene attraverso
stimoli e risposte.
Mead considera la posizione
di Watson troppo semplicistica, in quanto considera astratto il segmento
dell’atto dell’individuo dall’atto completo o sociale. L’uomo, secondo
Watson, subisce dall’ambiente una serie di stimoli esterni che provocano
una serie di reazioni interne. Egli può essere condizionato. Al
contrario di Mead, secondo il quale il comportamento è un fenomeno
sociale di azioni reciproche dove, nell’interazione uomo/ambiente l’interscambio
non avviene in un solo senso ma sottolineando la correlatività stimolo/risposta.
Quando parliamo del significato di ciò che stiamo facendo creiamo
con ciò stesso anche la risposta, nel senso che siamo sul punto
di realizzare uno stimolo per la nostra azione. Essa diventa uno stimolo
per una fase successiva della nostra azione che sta per verificarsi dal
punto di vista di tale risposta particolare. Nel caso del pugile, il colpo
che egli si accinge a sferrare contro l’avversario è destinato a
suscitare una certa risposta che aprirà la difesa dell’avversario
medesimo, il quale in tal modo potrà essere colpito. Il significato
è uno stimolo volto alla preparazione del colpo che egli intende
effettivamente sferrare. La risposta che egli suscita in se stesso (la
reazione di guardia) è lo stimolo che gli consente di colpire laddove
la guardia dell’avversario sia scoperta. L’azione che egli ha già
iniziato in se stesso diventa così uno stimolo per la sua risposta
successiva. Egli sa che cosa sta per fare l’avversario poiché il
movimento di guardia è già stato provocato ed è divenuto
uno stimolo a colpire nel punto in cui l’avversario si è scoperto.
Insomma, abbiamo l’assunzione del ruolo altrui, la tendenza ad agire come
agisce l’altra persona. L’individuo partecipa allo stesso processo che
viene realizzato dall’altra persona e controlla la propria azione nel rapporto
a questa sua partecipazione.
In una società dove
le interazioni avvengono con l’individuo, l’IO reagisce al “SE”
che, viene sorgendo assumendo gli atteggiamenti degli altri. Gli atteggiamenti
degli altri che uno fa propri in quanto hanno influenza sulla sua stessa
condotta, costituiscono il “ME”.
L’assunzione di tutti questi
atteggiamenti fa sorgere nell’individuo il proprio “ME”, cioè il
“SE”, del quale è consapevole e ne consolida il proprio “IO”. L’”IO”
è la sua azione che si contrappone alla situazione sociale all’interno
della sua condotta ed entra nella sua esperienza solo dopo che egli ha
effettuato l’azione. Allora egli ne acquista coscienza. Doveva compiere
una determinata azione e l’ha compiuta. Egli ha compiuto il suo dovere.
Il “ME” sorge per compiere quel dovere. L’individuo aveva in se l’atteggiamento
dell’avversario che richiedeva una certa risposta; in ciò consiste
il “ME” di quella situazione e la risposta dell’individuo è l’”IO”.
Questa risposta dell’”IO” può essere più o meno incerta.
Gli atteggiamenti degli altri che uno fa propri in quanto hanno influenza
sulla sua stessa condotta, costituiscono il “ME” e ciò è
qualcosa che esiste, mentre la risposta ad esso non è stata ancora
data. Per Mead “l’IO” sorge perché l’individuo è capace di
farsi oggetto a se stesso. Ciò avviene nel processo di comunicazione,
che, è non verbale nella forma dei gesti, ed è verbale in
quella del discorso simbolico. Proprio la possibilità dell’uomo
di avvalersi del simbolo verbale gli consente di assumere il “ruolo
degli altri, cioè il ME, al quale l’individuo, in quanto
IO, dà una risposta”.
In questa relazione, l’individuo,
assumendo il Ruolo degli altri, comprende e consolida il proprio
“IO”. Questo è il significato di ROLE TAKING che, in ambito didattico,
diventa utile strumento di miglioramento sia per il docente, che per l’allievo.
Infatti, la capacità di assumere la prospettiva dell’altro, serve
al docente per migliorare le sue tecniche d’insegnamento ed avere
quindi, un Feed-Back positivo fondamentale per verificare l’efficacia della
comunicazione.
Nel campo della valutazione
formativa a seguito di una comunicazione didattica che come sappiamo è
intesa alla trasmissione di competenze, abilità e valori, il Role
Taking terrà conto di un fattore previsionale, che si programmerà
positivo in quanto anticipato da un rovesciamento di prospettiva analizzato
in sede di preattività.
Il Role Taking quindi nel campo
dell’apprendimento deve sempre verificare il fattore cognitivo, sia esso
positivo o negativo.
Ora se il formatore prima della
lezione si mette nei panni dell’allievo (ponendosi delle domande),
favorisce il Feed-Back poiché anticipa, ed è quindi in grado
di ottenere migliori risultati nell’ambito dell’insegnamento e dell’apprendimento.
Inoltre il Role Taking tiene
conto anche della sfera emotiva. E’ importante per il formatore conoscere
la sfera dei sentimenti, cioè dei fattori psicologici di ogni singolo
allievo che dell’intera classe, immedesimandosi anche in tal caso nell’allievo.
Altro aspetto del Role Taking
è il rovesciamento di ruolo allievo-formatore; un allievo, o un
gruppo, quando esegue un lavoro, (esempio una ricerca), si autovaluta;
ciò che avviene noi lo avevamo definito Feed-Back intrinseco. E’
proprio in questo atto che si verifica un rovesciamento di ruolo allievo
formatore, che porta l’allievo stesso a porsi anche lui delle domande
ed a darsi successivamente delle risposte.
Se le prospettive dell’allievo
coincideranno con la valutazione del formatore, vorrà dire che avremo
raggiunto un buon risultato poiché saremo andati ad agire sulla
sfera dei sentimenti che daranno, se coincidenti, spinte motivazionali
.
Noi costruiamo le immagini
secondo le aspettative degli altri.
Gli alunni si aspettano un
formatore preparato, sempre pronto a rispondere e, quindi, il formatore
dovrà fare in modo che queste aspettative non vengano deluse.