Corso sugli elementi fondamentali
della Didattica e della Metodologia della Comunicazione
Appunti e promemoria per futuri
formatori
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SOMMARIO (pagine della copia a stampa)
1 SVOLGIMENTO DEL CORSO 2
2 GENERALITÀ. 2
3 DEFINIZIONE DI METODOLOGIA E DIDATTICA. 3
4 COMUNICAZIONE. 4
5 DOCENTE E DISCENTE. 6
6 L'APPRENDIMENTO. 6
6.1 Che cosa è l'intelligenza. 7
6.2 Definizione di apprendimento. 8
6.3 Caratteristiche del comportamento 8
6.4 Definizione di Insegnamento. 9
6.5 Feed Back. 9
6.6 Struttura del Feed Back nell'ambito della comunicazione didattica.
9
6.7 Struttura della interazione della comunicazione. 10
6.8 Modello della struttura della comunicazione. 11
6.9 Definizioni degli elementi che compongono un atto comunicativo.
11
6.10 Elementi essenziali del processo di apprendimento. 12
6.11 L'insieme dei fattori cognitivi. 13
6.12 La memoria. 13
6.13 Tipi di memoria. 14
6.14 Modalità della memoria. 14
6.15 Linguaggio. 15
6.16 Intelligenza - Creatività - Associazione. 15
6.17 La Motivazione. 17
6.18 Fattori Psicologici. 18
6.19 Psicologia dell'età evolutiva. 19
6.20 Funzionamento della struttura cognitiva. 19
6.21 Dissonanza cognitiva. 20
7 TECNICHE E METODI DI INSEGNAMENTO. 21
7.1 Tipologia del metodo. 22
7.2 Condizioni preliminari al metodo ed alla programmazione. 23
7.3 Il Metodo. 24
7.4 Dallo schema Curricolo (PE) 25
7.5 Verifica. 26
7.6 Programmazione di Skinner. 26
7.7 Modelli di lezione collettiva. 27
7.8 Lezione dialogo basata sulla discussione. 27
7.9 Lezione -dialogo basata sul rinforzo. 28
7.10 La programmazione didattica nell'ambito curricolare della comunicazione
formativa 29
7.11 Il contesto. 30
7.11.1 Gli obiettivi. 31
7.11.2 La valutazione. 35
7.12 Tassonomia e Schema di Gagnè. 37
6.15 Linguaggio
E' lo strumento principale della comunicazione verbale, tramite
la parola e lo scritto; la comunicazione non verbale è basata sui
gesti (mimica), e su tutto ciò che non è ''parola''.
Per il formatore il linguaggio è interessante dal lato
tecnico, cioè la padronanza linguistica di una disciplina.
Esiste anche una comunicazione non verbale (tutto ciò
che non appartiene alla parola verbale o scritta).
Il linguaggio si struttura anche come padronanza linguistica
di una disciplina o comunque di un sapere particolare: esisterà
dunque un corredo lingiustico generale e un corredo linguistico particolare,
in relazione funzionale tra di loro. In generale può affermarsi
che maggiore è il vocabolario generale, maggiore è il vocabolario
tecnico o, meglio, maggiore sarà la capacità di comunicare
(transfer verbale) le proprie conoscenze. Il linguaggio è
formato da parole (simboli) o significanti, che rimandano a significati
o interpretazione di significati (concetti).
E' un codice semantico.
Questo codice è formato da :
· Significanti / Simboli
· Significati / Concetti
Mettere in rapporto significanti con i significati, simboli con
concetti.
Il linguaggio è il ''grado'' di padronanza dei significati
da parte dei soggetti.
La padronanza, capacità linguistica dal punto di vista
tecnico disciplinare, è una misura dell' apprendimento acquisito.
6.16 Intelligenza - Creatività - Associazione.
Analizziamo adesso l'intelligenza, la creatività e l'associazione
:
· L'intelligenza : definizione etimologica INTER_LEGO= legare
insieme concetti, dati, informazioni oppure, forzando l'etimologia latina,
''leggere dentro'' i fenomeni e legare insieme ;
Il significato più profondo è leggere dentro i
fenomeni, andare in profondità, non rimanere alla superficie, andare
all' ''essenza'' dei significati delle cose.
Cerchiamo di essere flessibili nella capacità di associazione
logica dell'intelletto che deve penetrare attraverso i fenomeni e cogliere
l'essenza del significato.
Che cos'è l'essenza dei significati ?
L'essenza per Platone è ''ciò senza di cui'' le cose
non sarebbero, perché ciò che sembra non è, ciò
che è invece è la sua sostanza. Per Platone è dunque
'il ciò senza di cui le cose non sarebbero'.
Per il materialismo dialettico, l'essenza è
l'insieme di tutti i necessari lati e nessi di una cosa, presi nella
loro interdipendenza naturale; il fenomeno è invece il manifestarsi
in superficie di questi lati e nessi attraverso tutta la massa delle deviazioni
casuali.
Maggiore sarà la capacità di legare insieme tramite
l'associazione logica i concetti tra di loro e di leggere dentro i fenomeni,
per cogliere l'essenza dei significati e maggiore sarà la capacità
intellettiva intesa come rendimento in atto e non in potenza.
L'associazione logica più coerente è il principio
di non contraddizione della logica formale aristotelica. Per avere risposte
positive dall'allievo il docente non deve entrare in contraddizione.
Principio di non contraddizione :
A = A ¹ B (se A è uguale ad A ; A è diverso
da B).
Per non entrare in contraddizione bisogna usare un sillogismo
Logico. Sillogismo significa che in un discorso c'è una premessa,
uno svolgimento e una conclusione coerente con la premessa.
Socrate è uomo - Tutti gli uomini sono mortali - Socrate è
mortale.
· La Creatività : è un termine che nel linguaggio
comune rappresenta l'estro artistico, ma nell'ambito dell'apprendimento
possiamo affermare che senza creatività non c'è operatività
dell'intelligenza, anche se solo con la creatività avremo solo originalità
a tutti i costi. La creatività è dunque
· l'operatività stessa dell'intelligenza.
Fu Guilford a dividere il pensiero in due tipi :
Þ Pensiero Convergente
Þ Pensiero Divergente
Convergente verso soluzioni già trovate ai problemi, riproduzione
della stessa soluzione già trovata (nulla di originale). E' il pensiero
conservatore.
Divergente : diverge dalle soluzioni già esistenti per
i problemi. Non è riproduzione, ma produzione originale ed è
alla base dell'evoluzione dell'apprendimento e del sapere.
CREATIVITA' PROBLEM SOLVING
Il ''PROBLEM SOLVING'' - soluzione dei problemi, diventa uno
degli obiettivi del formatore, cioè la capacità dell'allievo
di risolvere i problemi. Utilizzare la capacità intellettiva in
termini produttivi e non soltanto in modi meccanici.
Programmazione (PE)
La comunicazione è un processo di influenza positivo nell'ambito/direzione
dell'apprendimento significativo. Il docente deve persuadere, nel senso
di convincimento interiore da parte del discente, del messaggio e nell'interpretazione
del messaggio che deve essere lasciato libero.
Curricolo = Tragitto/cammino da compiere. Tragitto formativo in termini
di programmazione.
Programmazione (PE) = stabilire tappe e momenti del percorso formativo.
Svolgimento dei contenuti.
PA = Programma.
L'Induzione e la Deduzione, come nel procedimento scientifico,
sono modalità necessarie anche per la comunicazione formativa.
· Induzione : insieme di proposizioni che dal particolare salgono
all'universale generale.
Esempio : Siccome A è diverso da B, allora A = A
· Deduzione : insieme di proposizioni che dall'universale generale
scende al particolare (contingenza, verifica).
Esempio : Se A = A, allora A ¹ B.
7. Tecniche e metodi di insegnamento
Platone ha trascritto e tramandato molti dialoghi di Socrate (filosofo
del IV secolo A.C.). Il 'discorso sul metodo' principalmente parte da Socrate,
come problema di coloro che devono guidare i discenti : il dialogo per
Socrate è l'espressione principale della propria filosofia.
Socrate usava delle metafore per spiegare il proprio mestiere:
egli, a suo dire, condensava nella sua figura il mestiere della madre (levatrice)
e del padre (scultore), aveva il compito di creare da una massa informe
una figura ben delineata. Egli doveva far ''partorire'' i pensieri (idee)
dalla mente degli uomini. Il veicolo per far partorire queste idee è,
secondo Socrate, il dialogo.
Gli scritti sono come dipinti, se li interroghi non ti rispondono.
Socrate è stato l'antesignano dei metodi didattici
moderni. Il metodo socratico può essere condensato :
Partendo dalla domanda che cosa è ? si va all'Eidòs,
ciò che permette di cogliere l'essenza delle cose.
Io so di non sapere : sviluppare le motivazioni al sapere, permettono
al discente di poter crescere nel sapere.
Confutazione : confronto tra tesi. Confronto, verifica
tramite il dialogo, da cui scaturisce un Eidòs (essenza), sviluppare
la motivazione al sapere che permette al discente di poter crescere nella
conoscenza.
La motivazione deve essere la spinta che porta al ''Voglio
sapere, perchè so di non sapere''.
Diventano coerenti il concetto di comunicazione e la tipologia
del metodo (attivo) che dobbiamo utilizzare.
7.1 Tipologia del metodo
Basato sulla ricerca (analisi) logica, a prescindere dalla tecnica,
sarà un metodo maieutico, nel senso che si deve preferire all'apprendimento
"meccanico" la discorsività dialogica (basata sull'interlocuzione
continua) o interlocuzione dialettica.
Il metodo sarà caratterizzato dall'analisi e sarà
attivo. Metodo maieutico (alternativo a ogni comunicazione impositiva)
discorsivo (discorso come comunicazione verbale) dialogico (elemento caratterizzante).
Metodo come consonanza ed adeguazione attiva basato sulla ''discorsività
dialogica''o "interlocuzione dialettica".
Nel metodo entra una prassi educativa. Insegnamento individuale
è il rapporto uno a uno, mentre il metodo di insegnamento individualizzato
avviene nell'ambito di un insegnamento rivolto a più persone (gruppo
- insegnamento socializzato - gruppo come risorsa dell'apprendimento).
Bisogna seguire individualmente un singolo allievo in modo tale che tramite
la struttura/stile cognitivo singolo di ciascuno si possono raggiungere
risultati migliori (cfr. Dottrens).
Qualunque sia lo stile cognitivo dell'allievo non bisogna assecondarlo,
ma intervenire per migliorarlo attraverso l'insegnamento individualizzato
; creare una crescita individuale che sfocia nella crescita collettiva.
Le condizioni preliminari del metodo e della programmazione :
c'è bisogno di insegnamento individualizzato, forme di insegnamento
socializzato (che fa del gruppo una risorsa dell'apprendimento):
· Interdisciplinarità (per avere collaborazione,
una unità di intenti);
· Insegnamento Socializzato ;
· Insegnamento Individualizzato.
Interdisciplinarità : è la ricerca in comune
di metodi didattici, parametri di valutazione e contenuti. Il gruppo degli
insegnanti per un allievo è unico, quindi, questi devono comunicare,
scambiare, confrontare la loro disciplina, al fine di avere una linea di
insegnamento omogenea.
Insegnamento socializzato : si ha quando il fatto di essere un
gruppo diventa una risorsa dell'apprendimento del singolo. Quando la comunicazione
sociale è importante per l'apprendimento del singolo : si attivano
modalità in maniera che il gruppo vada ad aiutare ogni singolo con
la solidarietà, l'emulazione, il reciproco aiuto, evitando competitività
escludenti che possono produrre antagonismo (competitività inconciliabile
e improduttiva, dannosa sotto il profilo didattico)
Team Teaching : prevede classi trasversali per livello, cioè
ogni singolo aumenta di livello quando ne supera uno, senza limiti di tempo.
Insegnamento individualizzato : pur nell'ambito di un insegnamento
rivolto ad un gruppo, seguire individualmente ogni singolo, scoprendo il
personale stile cognitivo di ogni allievo.
Esempi di Stile cognitivo : Impulsivo - risposta immediata -
possibilità alta
di errore ;
Riflessivo - risposta ritardata - possibilità bassa di
errore.
7.2 Condizioni preliminari al metodo ed alla programmazione
Bisogna individuare quali sono le condizioni preliminari al metodo
e alla programmazione.
Le variabili didattiche, che sono alla base di una educazione
(diverse situazioni - fattori che caratterizzano una situazione educativa)
possono essere :
· assegnate ;
· indipendenti ;
· dipendenti ;
sono base del processo didattico. Le prime variabili non possono essere
stravolte dato che sono assegnate dall'ambiente esterno (esempio famiglia),
sono esterne in quanto fuori dall'organizzazione scolastica (extra-istituzionali)
e indipendenti dalla volontà dei soggetti, ma intervengono attivamente
e quindi dobbiamo considerarle e attentamente analizzarle.
Quelle indipendenti (istituzionali) sono esterne ai soggetti
interni del processo, ma ne fanno parte integrante, quelle dipendenti (interne)
sono quelle che ineriscono la programmazione.
Esiste una variabile importante e fondamentale : il tempo, necessario
per svolgere il metodo o necessario ai fini dell'apprendimento.
Þ TD = Tempo Didattico e variabile dipendente ossia dipende dal
ritmo di apprendimento dell'allievo ed indipendente come tempo assegnato
;
Þ TN = Tempo necessario (ai fini dell'apprendimento) ;
Þ TA = Tempo assegnato.
La formula logica che deriva è :
TD è la variabile più importante nel processo didattico.
L'abilità del formatore sta nell'intrecciare il Tempo Assegnato
(TA) con il Tempo Necessario (TN) [nel caratterizzare il tempo necessario].
Altra variabile è il numero degli allievi (NA o ND Numero
Discenti) in quanto questo numero, in relazione alla qualità del
processo didattico, è inversamente proporzionale al TD ed
al TN, se rapportato appunto alla qualità dell'istruzione, cioè
al tasso di insegnamento individualizzato.
Ad un TD sufficientemente lungo deve corrispondere un valore
NA non eccessivo, se si ha il contrario, TD breve ed un valore
maggiore di NA, diminuirà l'insegnamento individualizzato.
Quando si aumenta il Tasso di insegnamento individualizzato si
aumenta anche la qualità dell'insegnamento
(Qistn=%II).
7.3 Il Metodo
Tecnica Metodologica ''Dell'insegnare mostrando''.
Il metodo attivo richiede una comunicazione ?
Þ uno stile autoritario ?
Þ persuasivo ?
Þ categoriale ?
Þ impositivo ?
La modalità di comunicazione didattica, si può dividere
in :
Þ Di tipo apodittico-prescrittiva
impositiva /categorica, anassertiva;
modalità chiusa ;
Docente : stile autoritario.
Þ Di tipo persuasivo/assertiva (convincimento interno) caratterizzata
da
discorsività dialogica/interlocuzione dialettica, categoriale;
modalità aperta ;
Docente : stile democratico (collaborazione, quando si rendono consapevoli
gli allievi al fine di raggiungere determinati scopi) Non è né
permissiva, né casuale (adeguazione passiva).
I termini apodittico e assertivo/persuasivo possono assumere significati
diversi, e problematici, nell'ambito della comunicazione in generale e,
nella fattispecie, nella comunicazione formativa. Nel senso sopra indicato,
apodittico/prescrittivo è il tipo di comunicazione perentorio, categorico,
assiomatico, ma se associato ad uno stile democratico del formatore esso
si problematizza nell'interazione comunicativa e risulta positivamente
categoriale (da non confondere con categorico= aproblematico). Persuasivo/assertivo
è il tipo di comunicazione che si struttura come processo di influenza,
dunque proprio della comunicazione educativa, ma, se associato ad uno stile
autoritario del formatore, si rende funzionale ad uno strumentale condizionamento
prescrittivo.
In definitiva: lo stile democratico nella comunicazione formativa,
evita l'imposizione arbitraria e gli interventi di sistematica coercizione
e di dettagliata prescrizione; democratico non è permissivo, cioè
adeguazione passiva del formatore al soggetto dell'apprendimento, ma si
distingue per l'impegno nell'organizzazione del lavoro e nella facilitazione
dell'interazione tra i membri del gruppo.
"Ora, accertare che il clima democratico è quello più
favorevole in questo senso, può essere considerato come una mera
conferma di questa ipotesi nella misura in cui il clima democratico può
essere fatto coincidere con la situazione di minore minaccia per l'individuo.
E' chiaro, da questo punto di vista, lo svantaggio del clima autoritario,
che è caratterizzato dalla drastica imposizione e quindi dall'alta
probabilità di frustrazione" [Lumbelli, 1982]
Come fare per incamminarci in queste modalità di comunicazione
?
Creare dei modelli di lezione collettiva che di volta in volta
si scelgono come adeguati. Vedremo in seguito 4 tipi di modelli di metodi
didattici (Mazzotta) che si possono utilizzare o prendere come punti di
riferimento.
7.4 Dallo schema Curricolo (PE)
La struttura logica disciplinare va divisa per permettere all'allievo
di impadronirsene secondo tappe successive e graduali.
Bisogna dividere il PA (variabile indipendente) suddividendolo
in sequenze di apprendimento. I momenti di questa sequenza sono :
Þ Unità didattica
Þ Frames ;
Þ Item.
Sono rappresentate dal più grande al più piccolo,
rappresentano un insieme di argomenti che ha una unitarietà di intenti
(coerenza ed omogeneità interna), è composta all'interno
dai singoli Frames (gruppi di cui è composta l'unità didattica).
Infine l'elemento più piccolo (singola unità di argomento)
Items (particolari - quesiti) singoli argomenti non più scomponibili.
Il compito della programmazione è l'organizzazione in
sequenze di apprendimento per facilitare l'apprendimento degli allievi.
7.5 Verifica
La verifica dopo una unità didattica non è sufficiente,
bisogna effettuare la verifica per ogni Item in quanto verifica istantanea
(valutazione del ruolo svolto dall'insegnamento e dal metodo). Ogni item
deve avere un obbiettivo finale così come ogni Frame ed Unità
Didattica.
Dopo ogni Unità Didattica si può accedere al livello
superiore. Se non c'è la comprensione dei concetti da parte dell'allievo
esiste un problema didattico.
Dopo un risultato positivo l'allievo tenderà a ripetere
questo risultato positivo. Quindi alla formula S(n) Ô R(n) c'è
da integrare il rinforzo (R+), produzione dell'esperienza positiva.
¨ S(n) Ô R(n) R+
Il metodo didattico non può fare a meno del rinforzo affinché
l'allievo, gratificato, ritenga nella mente ciò che lo ha gratificato.
Di questo era convinto SKINNER, comportamentista che si è basato
sulla centralità del rinforzo, elemento di incoraggiamento. Egli
ebbe la ''pretesa'' di cercare di eliminare l'elemento errore nell'ambito
didattico. In ogni caso, bisogna organizzare una programmazione didattica
che marginalizzi l'errore in modo da produrre esperienza positiva (nell'allievo)
e quindi rinforzo, basare la programmazione didattica sulla centralità
del rinforzo (pianificandolo).
7.6 Programmazione di Skinner
Secondo Skinner noi possiamo eliminare alla fonte l'R- (cioè
le risposte negative) perché esso porta ad inibire il comportamento
e quindi a non acquisire apprendimento e conoscenza.
Psicologi precedenti a Skinner avevano stabilito che quando noi
otteniamo un successo nell'azione siamo portati a ripetere questo successo
(cfr. Thorndike). Secondo Skinner noi possiamo eliminare la risposta negativa
perché questa porta ad inibire il comportamento. In questo modo
noi non accresciamo l'apprendimento.
Sbagliando si impara.
Ma è proprio vero ? Secondo Skinner, sbagliando si impara solo
a non ripetere un comportamento.
Noi abbiamo molte volte l'esigenza di pianificare un intervento
didattico dove l'errore non può essere permesso. E' vitale in quel
caso, allora, ricorrere ad una programmazione che elimini l'errore (Skinner).
Si dovrà organizzare la centralità del rinforzo basandosi
sull'item, perché ci permette una verifica immediata.
7.7 Modelli di lezione collettiva
La lezione possiamo definirla, nel concreto, un'unità di
tempo effettivamente impiegata per svolgere la comunicazione didattica
riferita ad un gruppo-classe (lezione collettiva).
Secondo Mazzotta ci sono 4 modelli di lezione collettiva .
Si organizzeranno le lezioni in base agli items ed in base al
tempo assegnato. Questa è la variabile per organizzare le lezioni.
I modelli tradizionali di lezione collettiva, vennero contestati nel '68.
Secondo Mazzotta (premio Recoaro di didattica nel '71 perché
individuò le nuove caratteristiche della didattica contemporanea)
possiamo operare la seguente classificazione :
Metodi di lezione collettiva basati sulla
1. Lezione Monologo
2. Lezione Monologo + Discussione
3. Lezione Dialogo
a) Centrata sulla Discussione
b) Centrata sul Rinforzo.
A noi interessa quest'ultima per gli stessi motivi per cui abbiamo
diviso le comunicazioni di tipo assertivo (categoriche, impositive) e le
comunicazioni di tipo persuasivo (basate sulla discorsività dialogica/interlocuzione
dialettica). Centreremo la nostra attenzione su queste.
7.8 Lezione dialogo basata sulla discussione
Afferma Mazzotta che la lezione basata sulla discussione è
una delle più impegnative perché dobbiamo essere in grado
di sviluppare una discussione con gli allievi.
Dialogo centrato sulla discussione.
A1 Stimolo al Gruppo
A2 Discussione
B intervento dell'insegnante
C1 discussione di confronto e di verifica
C2 organizzazione dei contenuti e sintesi. Stimoli al singolo e guida
direttiva.
Le fasi della lezione sono :
A A1 Presentazione di stimolo per la discussione ;
A2 Discussione ;
B Esposizione dell'insegnante ;
C C1 discussione di confronto e verifica ;
C2 Riorganizzazione dei contenuti (sintesi operata dal gruppo
guidato dall'insegnante) ;
D Prova formativa con l'autocorrezione da parte del gruppo per
il Feed-Back collettivo.
7.9 Lezione -dialogo basata sul rinforzo
La lezione dialogo basata sul rinforzo prevede tre fasi :
I. 1^ Fase : Presentazione degli obiettivi della lezione. L'insegnante
scrive alla lavagna gli obiettivi da raggiungere. Esprimere l'obiettivo
(in termini di comportamento) in maniera chiara. Obiettivi immediatamente
verificabili. Devono essere traducibili in unità di esercizio (singola
unità riferita all'Item): traduciamo l'item in quesito/esercizio
su cui l'allievo deve esercitarsi/rispondere.
II. 2^ Fase : Intervento del docente : dialogo con il gruppo. E' importante
che l'insegnante non cerchi di imitare Socrate, ma caratterizzi un suo
stile maieutico. La strategia dell'insegnante è quella di gratificare/aumentare
il rinforzo (effetto Pigmalione). Quest'ultimo deve essere adottato su
tutti e non solo su alcuni.
III. 3 ^ Fase : Prova formativa immediata . Verifica immediata
della stessa unità di esercizio prevista e programmata.
Questi tre elementi si basano sui principi di Skinner.
Principi della programmazione lineare o estrinseca di Skinner.
· Principio della partecipazione attiva ;
· Principio dei piccoli passi ;
· Principio della progressione graduale ;
· Principio della verifica immediata ;
· Principio della progressione personale ;
· Principio delle risposte corrette.
E' problematico utilizzarla per tutta la programmazione,
per il tempo eccessivo che richiede, mentre può essere con
profitto utilizzata quando vogliamo accertarci con sicurezza che
ogni singolo allievo abbia compreso.
Nell'ambito dell'intera programmazione possiamo usare, per porzioni
particolari di programma (PA), il metodo Skinner. Esso potrà
assumere un andamento lineare o ramificato (come il programma ramificato
di Crowder) a seconda delle esigenze per adeguare metodi e programmazioni
a situazioni educative differenti.
Principi dell'apprendimento e la teoria di Skinner.
Teoria di Skinner
ì Risposta Corretta î
Motivazione Rinforzo
ë Autostima í
7.10 La programmazione didattica nell'ambito curricolare della comunicazione formativa
L'ambito curricolare è quello della programmazione (sequenze
di unità didattiche). Studieremo un tipo particolare di programmazione
''Mastery Learning'' (apprendimento per padronanza) finalizzata all' apprendimento
significativo. E' l'insieme delle tecniche didattiche della programmazione
che hanno per obiettivo l'apprendimento per padronanza significativo. Molte
delle tecniche dell'istruzione programmata degli ultimi venti anni, si
rifanno al 'mastery learning'.
Con l'affacciarsi dei calcolatori elettronici anche la didattica
si è nutrita delle novità (esempio la telematica) che hanno
imposto un aggiornamento alla didattica ® macchine per insegnare. La
maggiore diffusione si è avuta negli Stati Uniti.
Ma il computer senza guida non dà risultati soddisfacenti,
quando c'è l'integrazione con l'uomo i risultati sono sicuramente
migliori.
La programmazione è uno dei compiti principali del formatore
che deve tenere presenti le variabili indipendenti (Pianificazione).
Il principale artefice delle teorie curricolari (1949) è
R. Tyler, il quale individua i quattro elementi essenziali del curricolo
formativo. Egli comprese che la programmazione curricolare è
uno degli elementi fondamentali. Afferma che per programmare (comporre)
un curricolo formativo ci sono quattro elementi essenziali che sono :
1. il contesto
2. gli obiettivi
3. le strategie
4. la valutazione
Essi pianificano ed organizzano i momenti interni del processo
di formazione. Non sono riportati in ordine gerarchico ma sono passi di
un curricolo. Ogni passo si intreccia con l'altro in termini cronologici.
Vedremo semplicemente gli elementi operativi per rendere pratico il discorso
teorico.
Quali sono gli elementi operativi ?
Quegli elementi che rendono praticabili i passi di un curricolo, secondo
la sperimentazione e la concreta prassi educativa .
Dunque :
bisogna fare riferimento e quindi analizzare il contesto e formulare
correttamente-chiaramente/dichiarare preventimente gli obiettivi. Scegliere
e applicare le strategie. Esprimere e/o formulare esplicitamente delle
valutazioni.
I compiti della programmazione didattica :
· Fare riferimento ed analizzare il contesto ;
· Formulare e dichiarare gli obiettivi ;
· scegliere ed applicare le strategie ;
· esprimere e formulare le valutazioni.
7.11 Il contesto
Che cosa è il contesto ?
Il contesto è il quadro ambientale in cui si svolge la
situazione educativa ed è l'insieme delle sue variabili assegnate
(extra-istituzionali) ed indipendenti (istituzionali).
Fare riferimento ed analizzare un contesto significa analizzare
le variabili. La modifica ambientale è uno dei compiti della società.
L'analisi del contesto specifico è più semplice perché
si struttura l' insegnamento in un contesto particolare (omogeneità
ambientale) e qualunque esso sia, il contesto influenzerà l'insegnamento
in modo omogeneo.
All'interno della programmazione disciplinare devono essere inseriti
dei momenti di valutazione del contesto ambientale.
Bisogna effettuare l'analisi dei prerequisiti. Significa una
corretta relazione con l'allievo. E' una delle operazioni preliminari,
a noi interessano i requisiti preliminari dell'apprendimento di una particolare
disciplina.
Come andiamo ad accertare i prerequisiti ?
Ci sono vari modi. Il primo ci è dato dalla ''scienza
dei test'', la Docimologia, analisi delle prove oggettive di valutazione.
I tipi di test che ci possono interessare sono quelli di livello dei prerequisiti
riferiti alla struttura logica oggettiva, test di contesto e prove oggettive
di valutazione.
La docimologia si ''nutre'' di statistica. I test sono una delle
tecniche docimologiche che possono essere utilizzate nell'ambito didattico
quando ne ravvisiamo l'utilità e l'opportunità. Valutare
gli allievi solo ed esclusivamente con i test non è attuabile in
considerazione anche della possibile casualità delle risposte. E'
utile nell'accertamento dei prerequisiti, in questo caso si chiamerà
test diagnostico (analisi del presente).
Come deve essere organizzato un test diagnostico ? I parametri
da considerare sono :
· il programma da eseguire ;
· all'interno del programma , gli obiettivi da raggiungere.
Quindi analisi del programma e degli obiettivi, Task Analysis,
analisi delle componenti del compito previsto. Punti iniziali di accertamento.
Altro parametro è la
· competenza disciplinare ;
Le risposte che io riceverò mi daranno la vera gerarchia
di risposta. L'indice di difficoltà della domanda (preventivamente,
coefficiente di correlazione).
Quindi :
· Programma da svolgere ;
· Obiettivi finali ;
· Competenze professionali.
Il test deve essere ''tarato'' : più volte lo somministrerò
e maggiore sarà la qualità di questo test. Mi darà
risultati più attendibili. Esempio di procedimento docimologico
:
· conoscendo il programma da svolgere e gli obiettivi finali
stabilirò il test iniziale (punto iniziale) da effettuare per accertare
i prerequisiti.
Come organizzare questo test. Devono considerare 3 parametri
:
1. coefficiente di correlazione, viene dato/stabilito a priori dal
docente ;
2. indice di discriminazione, taratura del test, verifica tramite indice
di discriminazione (quanti allievi rispondono, quanti non rispondono);
3. indice di difficoltà/coefficiente di ritorno, è il
coefficiente stabile che più volte somministrerò, ( quanti
allievi hanno risposto positivamente R+, quanti negativamente R-) .
7.11.1 Gli obiettivi
Elementi fondamentali della programmazione. L'obiettivo didattico
è definito come traguardo formativo. Abbiamo due verbi indicativi:
formulare correttamente e chiaramente i traguardi e dichiarare preventivamente
gli obiettivi didattici. Gli obiettivi sono dunque traguardi formativi
da raggiungere. Se l'allievo non ha chiarezza in questo, non ha una spinta
motivazionale sufficiente, egli prende coscienza e consapevolezza degli
ostacoli che deve superare. Non dichiarare gli obiettivi è un errore
didattico da non commettere.
I traguardi formativi (obiettivi immediati-intermedi-finali)
sono in sequenze, con gradualità successive di difficoltà.
L'obiettivo intermedio è quello all'interno della programmazione,
l'obiettivo iniziale è correlato all'item iniziale, i frames hanno
degli obiettivi immediati in progressione graduale. L'obiettivo finale
è l'obiettivo che li racchiude tutti.
Come si formulano correttamente e chiaramente gli obiettivi didattici
?
Obiettivi con caratteristiche di genericità e fumosità,
sono capaci a strutturarli tutti, ma non servono a niente, come conseguenza
pratica essi non chiarificano ciò che dobbiamo modificare per migliorare,
nè come dobbiamo modificare. Bisogna valutare la ''performance''.
La tradizione americana ci è venuta in aiuto, in particolare uno
studioso, R. Mager, ritiene che ogni obiettivo o è trasformabile
in una performance (=prestazione operativa) o non serve, cioè bisogna
indicare cosa l'allievo deve saper fare al termine di un corso, verificabile
con la modifica del comportamento, osservabile e misurabile.
è L'obiettivo deve essere traducibile in una performance,
ciò è necessario per uscire dalla genericità e dalla
fumosità. I programmi italiani sono pieni di obiettivi generici
e fumosi.
Nelle discipline tecnico-professionali è facile formulare
così gli obiettivi, cosa l'allievo deve saper fare, attraverso obiettivi
immediati.
Ci serviamo delle ''griglie'' (tassonomie) di classificazione
di obiettivi, che iniziarono 40 anni fa da Benjamin Bloom, il quale iniziò
a classificare gli obiettivi in griglie che servivano agli insegnanti,
e che stabilivano dei verbi precisi riferiti a livelli e con questi porre
gli obiettivi.
Bloom divide 6 livelli diversi dove collocare gli obiettivi :
Livelli delle Tassonomia di Bloom (Area cognitiva, 1956).
1. Livello era la conoscenza, presuppone una serie di verbi tipo indicare,
classificare, enumerare, ecc.
2. Livello comprensione, elaborare, rispondere ;
3. Livello dell'applicazione, dimostrare , operare concretamente, ecc.;
4. Livello dell'analisi, capacità di scelta, discriminazione,
scomposizione, ecc. ;
5. Livello della sintesi (quadro generale), riorganizzazione, ricomposizione,
ecc ;
6. Livello della valutazione (capacità critica) giudizi, decodifica,
secondo criteri espliciti (soggettivi, oggettivi).
Stabilisce i livelli di obiettivi per cui l'operatore scolastico
viene aiutato per la formulazione, chiara e corretta, delle performance.
Noi possiamo così individuare quale tipo di apprendimento
suscitare nell'allievo (Problem solving)
L'obiettivo didattico è un traguardo formativo che può
essere :
· finale ;
· intermedio ;
· immediato, che richiede una verifica immediata.
Noi dobbiamo formulare e dichiarare all'allievo gli obiettivi
da raggiungere. Essi devono avere le caratteristiche di :
· Obiettivi concreti (Robert Mager - l'obiettivo è traducibile
in una performance ?)
Sono state formulate altre innumerevoli griglie tassonomiche
oltre quella di B. Bloom e i suoi 6 livelli di obiettivi dal più
semplice al più complesso, dalla conoscenza alla valutazione (ad
es. celebre quella di Guilford, legata al primato del pensiero divergente
e quella di R.Gagnè, di cui ci occuperemo in appresso): le griglie
tassonomiche permettono al formatore di inserire gli obiettivi didattici
della disciplina in ambito più generale.
Le Tassonomie servono per poter individuare gli obiettivi in
performance (cosa l'allievo deve saper fare al termine di ...............)
Quando si tratta di discipline teoretiche/teoriche, come è
possibile rispettare le indicazioni di Mager ?
Se ogni obiettivo didattico deve essere traducibile in una performance,
se la domanda corretta è 'cosa l'allievo deve sapere fare (in termini
di performance) in virtù delle conoscenze acquisite' .
Si possono ricavare possibilità operative dalla griglia
tassonomica stabilita da B. Bloom per migliorare in qualità le condizioni
esterne dell'apprendimento. Per questo essa viene considerata come tassonomia-madre.
Bloom inoltre è famoso perché ha stabilito altre due tassonomie
riguardanti
· area non cognitiva ;
· area psicomotoria.
La prima tassonomia era quella dell'area cognitiva (6 livelli)
già elaborata e sperimentata nel 1956.
Rimane inevasa la domanda: se la disciplina che tratto è
astratta, come posso formulare obiettivi concreti ?
Mi basta la 'performance' indicata da Mager e la tassonomia (Bloom)
?
Si parla dunque anche di operazionalizzazione degli obiettivi,
cioè rendere gli obiettivi didattici in termini non solo di
operatività comportamentale, ma anche di operazioni logico-mentali
specifiche. E' un ulteriore strumento che posso utilizzare per rendere
l'obiettivo completo. Per comprendere come si può procedere all'operazionalizzazione,
ricorriamo alla disciplina che è insieme la più teoretica
e la più pratica, quella che consente di andare nello spazio
oppure di discutere in modalità completamente astratte:
la matematica. Essa può essere considerata come una disciplina teoretica
e contemporaneamente massimamente 'pratica'. Essa è astrazione logica
pura e dimostrazione concreta E' dimostrabile che come con la matematica
posso svolgere operazioni logiche che sfociano nel concreto, così
può accadere con tutte le altre discipline.
L'operazionalizzazione è possibile e necessaria laddove
la teoria è immediatamente traducibile in comportamento reale.
Il formatore stabilisce degli 'step' logici, e chiede all'allievo di trasferire
l'apprendimento in una prestazione operativa che richiede operazione logica
e generalizzazione (transfer). Se si è acquisita un' operazione
logico-mentale, si è in grado di trasferirla anche tramite
una comunicazione di tipo persuasivo.
L'operazionalizzazione è dunque un obiettivo tradotto
in operazione logico-mentale e poi trasferita da sè, dalla propria
generalizzazione, in ambito operativo o comunicativo. Se si indica una
performance da realizzare, questa deve essere preceduta da un'operazione
logico-mentale (operazionalizzazione dell'obiettivo).
1. Operazionalizzazione
2. Performance
3. Transfer (capacità operativa di trasferire - trasferimento
comunicativo)
4. Verifica/valutazione
Operare concretamente in ambito didattico è poter
misurare il percorso formativo. Gli obiettivi vanno dichiarati all'allievo
preventivamente, essi sono il cuore della programmazione, l'allievo deve
accertarli, per superarli li deve capire.
Gli obiettivi fumosi ed astratti non sono capiti e quindi non
sono realizzabili.
Indicare l' obiettivo è :
· Performance (Mager) ;
· Tassonomia (Bloom) ;
· Operazionalizzazione.
· Transfer.
L'obiettivo finale può essere riferito sia a contenuti
del programma, sia alla qualità e al tipo di apprendimento conseguito.
Che tipo di apprendimento dobbiamo stimolare nell'allievo ?
Quantitativo e/o in termini qualitativi?
Il terzo passo del curricolo è scegliere ed applicare
concretamente le strategie. Le strategie sono le modalità operative
tecniche con cui si perseguono gli obiettivi didattici (le strade concrete
che vengono scelte e quindi applicate nel percorso formativo).
Le strategie sono l'insieme dei metodi e delle tecniche che vengono
utilizzate per raggiungere i traguardi formativi.
Le strategie sono costituite da quattro elementi sostanziali
che sono :
1. Contenuti ;
2. Metodi ;
3. Mezzi ;
4. Tempi.
Sono elementi che già sono stati problematizzati singolarmente.
I contenuti devono essere divisi in sequenze di apprendimento (unità
didattiche, frames, item) con progressione graduale.
Metodi quali : l'induzione e la deduzione, vari metodi di 'Open
Class School', Insegnare mostrando, i quattro metodi di lezione collettiva
indicati dal Mazzotta , il 'team teaching' ed innumerevoli altri.
Mezzi didattici : sono strumenti tecnici che diventano ausili
didattici quando diventano funzionali alla didattica operativa, cioè
se facilitano l'apprendimento.
Il mezzo è un supporto Hardware, ma la componente fondamentale
che trasforma il mezzo in ausilio didattico è il Software.
La scelta dei mezzi didattici è uno dei compiti più
importanti del formatore, specie nella programmazione didattica.
Tempi: l'organizzazione dei tempi è importante (cfr. variabili
indipendenti/dipendenti)
La combinazione di questi momenti sostanzia le modalità operative
tecniche per applicare strategie didattiche che mirano al conseguimento
degli obiettivi educativi
7.11.2 La valutazione
E' il quarto passo del curricolo. E' la dimostrazione evidente
di come i passi del curricolo sono intrecciati tra loro. La valutazione
è un compito tra i più delicati per il formatore, che deve
trovare criteri oggettivi di verifica. La valutazione è la formulazione
di un giudizio riferito alla qualità e quantità dell'apprendimento
dell'allievo.
Per la valutazione è importante l'elemento centrale del
curricolo ossia l'obiettivo. Se l'obiettivo è espresso in modo chiaro,
se può essere operazionalizzato, se è inserito in una classificazione
tassonomica, anche il compito valutativo diventa più agevole.
La valutazione soggettiva deve dare all'allievo la coscienza
di quanto ha appreso. Se c'è una corrispondenza tra valutazione
esterna da parte del discente e quella interna dell'allievo, (valutazione=autovalutazione)
è stato raggiunto uno degli obiettivi strategici dell'insegnamento
La valutazione deve essere esplicitata ove è possibile (verifica
immediata), più valutazioni ci sono migliore è il Feed-back
maggiore sarà la qualità della formazione. La valutazione
forma il metodo, le procedure ed in base alla valutazione si procede alla
modifica dei metodi e delle procedure per ottenere apprendimento qualitativamente
migliore.
La valutazione forma la procedura didattica, perciò si
chiama valutazione formativa. Il primo momento della valutazione si chiama
:
· Valutazione Diagnostica (anche questa è formativa perché
modifica una previsione che si effettua in partenza).
· Valutazione in relazione agli obiettivi.
à Se immediata - valutazione immediata - si misura un obiettivo
immediato ;
à Se intermedia - valutazione intermedia - se al centro della
programmazione ;
à Se finale - valutazione sommativa - ed in quanto finale non
è una valutazione formativa.
La valutazione sommativa non modifica più i momenti interni
del processo didattico. Non è formativa perché non modifica
più il comportamento. Essa è collegata all'obiettivo finale.
Sono momenti intrinseci del processo didattico.
Sia prima che dopo questi momenti ci sono momenti inerenti la
programmazione didattica altrettanto importanti.
Dopo la valutazione sommativa bisogna sommare il risultato complessivo
per effettuare le opportune valutazioni. Bisogna operare un consuntivo
confrontandolo con altri docenti dello stesso gruppo classe di altre materie.
Questo tipo di valutazione si chiama :
· Valutazione della qualità dell' istruzione.
Þ E' interdisciplinare ed è individuale (per quanto riguarda
la propria disciplina). E' successiva alla valutazione sommativa. E' istituzionale
perché coinvolge l'organizzazione.
In un momento precedente, dopo la valutazione della qualità
dell'istruzione, bisogna rendere funzionale la programmazione didattica
preventiva. Si chiamerà in termini specifici :
· Valutazione Predittiva o Valutazione Prognostica (precede la
valutazione diagnostica).
Þ Una valutazione che mira ad organizzare preventivamente in
base al consuntivo ad organizzare la programmazione futura. Essa è
individuale. Il singolo insegnante tira le conseguenze di questa singola
valutazione. Non è formativa.
Quale è la tipologia della valutazione?
La valutazione ha due componenti fondamentali :
1. Componente Soggettiva ;
2. Componente Oggettiva.
Nel processo didattico ove c'è un insegnante la valutazione
sarà sempre soggettiva; se si lavora ad es. solo con
il computer, la valutazione sarà oggettiva.
L'interesse dell'insegnante è quello di innalzare la componente
oggettiva, in modo da ridurre le componenti di errore.
Tramite gli strumenti della Docimologia (prove oggettive) innalzo
la componente oggettiva. Non possiamo far interferire elementi esterni
. Se non abbiamo nessun elemento oggettivo la valutazione può diventare
esclusivamente soggettiva e diventare dunque arbitraria. Se è tutta
soggettiva non è attendibile. Per aumentare la componente oggettiva
è necessario considerare :
1. Docimologia ;
2. Tassonomia ;
3. Indicazione della performance.
Ma considerando solamente questi strumenti potremo incorrere
nella discrezionalità arbitraria (far interferire elementi esterni).
L'equilibrio fra soggettività ed oggettività è fondamentale.
Il passaggio tra il termine della programmazione (valutazione della
qualità dell'istruzione) e gli albori della futura (valutazione
predittiva-prognostica), quando cioè gli allievi non sono
presenti., è caratterizzato dal bisogno di uno strumento statistico
per valutare le singole classi di allievi. Per omogeneizzare i parametri
di valutazione può essere utilizzato il diagramma di frequenza o
curva di Gauss :
si compone in base al punteggio valutativo ottenuto: se i punteggi
assegnati sono elevati, la curva si sposta in avanti, al contrario si sposta
indietro (basso). Questo 'scostamento' quando accade frequentemente non
è più 'normale', vale a dire non rispetta più le medie
statistiche.
Lo 'scostamento' frequente di questo parametro porta a
dire che il professore è troppo indulgente, o troppo severo, dunque
esiste un problema didattico di valutazione. Idealmente dovrebbe esserci
uno scostamento in avanti ottenuto tramite prova oggettiva (test) di valutazione.
Più c'è valutazione oggettiva meno c'è discrezionalità
nella valutazione da parte dell'insegnante, e i risultati ottenuti oggettivamente
possono essere dimostrati . La curva di Gauss serve come punto di
riferimento puramente statistico.
7.12 La tassonomia di Robert Gagnè
Queste classificazioni consentono una visione unitaria di
quanto appreso nel corso.
Vedremo due schemi fondamentali :
1. Tassonomia di Gagnè ;
2. Schema di Gagnè.
La Tassonomia di Gagnè (classificazione di elementi riferiti
all'apprendimento) ha come oggetto il tipo di apprendimento che può
essere acquisito. Sperimenta una classificazione di tipi di apprendimento
in soggetti in età evolutiva. E' la premessa allo schema dello stesso
Gagnè che mette insieme i momenti dell'apprendimento per migliorare
la qualità dell'apprendimento, tramite l'ottimizzazione delle sue
condizioni esterne (cfr. anche B.Bloom)
E' differente da quella del Bloom in quanto riguarda appunto
i tipi di apprendimento e non i risultati in termini di obiettivi.
Consta di 8 livelli. Successione di livelli, sviluppo graduale dal più
semplice :
Tassonomia di Gagne'
(tipi di apprendimento)
1. Apprendimento di segnali (teoria di Pavlov). I primi elementi dei
quali il soggetto viene a conoscenza - Teoria dei riflessi condizionati
di Pavlov, padre della riflessologia (premio Nobel per la medicina nel
1904), da cui prese le mosse il comportamentismo psicologico. Fu Pavlov
che permise a Watson di arrivare alla formula R = (f) S (la risposta è
funzione dello stimolo, 1913)
2. Apprendimento di stimolo/risposta (Thorndike). Questi dà
inizio alla teoria dell'apprendimento per prove ed errori o Teoria dell'apprendimento
per condizionamento strumentale. Sono i primi tipi di apprendimento
rudimentali.
3. Concatenazione di più stimoli/risposte. Evoluzione. Ogni
livello è prerequisito del successivo. Finché non si acquisisce
il rapporto tra significanti e significato.
4. Concatenazione verbale (proprietà di linguaggio). Ultimo
livello semplice. E' il primo livello per poter effettuare analisi, passare
dall'induzione alla deduzione, apprendimento di tipo complesso.
5. Apprendimento di discriminazione. Analisi delle componenti del materiale
di apprendimento. Nel 4^ livello di Bloom c'è l' analisi. Operare
una scelta, selezione negli elementi di apprendimento. E' un prerequisito
fondamentale per la capacità logica.
6. Apprendimento di concetti. Astrazione logica. Concettualizzazione.
Frutto della generalizzazione. Livello complesso necessario per ragionare.
7. Apprendimento di regole. Fisserò regole di comportamento,
degli schemi mentali che poi si trasformano in comportamento.
8. Soluzione dei problemi (problem Solving). Autoapprendimento, apprendimento
per padronanza, non c'è più condizionamento esterno. L'ultimo
livello qualitativamente eccellente. Autonomia completa del soggetto.
Collegato a questa tassonomia è lo schema di Gagnè.
Oggetto dell' analisi sono i momenti dell'istruzione. Serve come decalogo
dei momenti didattici in successione per ottimizzare le condizioni esterne
all'apprendimento e sono riferiti ai compiti del formatore.