DIDATTICA: Filosofia ed educazione
 
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Filosofia e scienze umane

(stralcio da Filosofia, verità e scienze umane)

Alberto Giovanni BIUSO
inserimento: gennaio 2010

La metafisica rimane un bisogno della mente, la filosofia non può morire o dissolversi in altro né tradire la propria unicità metodologica. Le ragioni che fanno del sapere filosofico un sapere necessario sono certo numerose. Una delle fondamentali è l’esigenza che abbiamo di comprenderci, di intendere qualcosa di noi stessi, di conoscere meglio l’apparente evidenza del quotidiano. Decenni di riduzionismo inteso a identificare la filosofia con la varietà delle scienze umane non sono bastati a distruggere la forza di un sapere la cui vitalità e capacità di resistenza rimangono sorprendenti. L'ipotesi riduzionionista liquida come "superate" le "teorie dei greci" e propone di sostituire alla studio storico e sistematico del pensiero occidentale una serie di spezzoni di conoscenza, distribuiti fra i vari insegnamenti. Una simile proposta mi sembra che pecchi soprattutto di ottimismo! Quanti colleghi di scienze, di lettere, di greco sarebbero davvero in grado di trasmettere le loro conoscenze specialistiche su autori e tematiche filosofiche, senza perdere di vista l'unitarietà dei problemi e delle opere? Giustamente Terravecchia obietta: "la morte della Filosofia e il suo riassorbimento nelle varie discipline, porterebbe alla perdita del significato più proprio della disciplina stessa. La Filosofia, dalla sua nascita, si è sempre mostrata come una domanda di senso su tutto e sul tutto. Nessuna disciplina, per motivi epistemologici facilmente intuibili, è in grado di affrontare una simile prospettiva". 

Se affrontata al fine di sviluppare il pensiero critico e nell'ambito di una cornice che deve rimanere essenzialmente metafisica, sono certamente d'accordo sul fatto che senza la conoscenza di quanto le scienze dell’uomo hanno indagato e scoperto in quest’ultimo secolo, l'insegnamento della filosofia si muoverebbe su un terreno privo di solidità rischiando di ricadere in una qualche forma di moralismo. Il modo di pensare dominante negli ultimi due secoli è stato quello storico. I suoi meriti sono certo grandi ma se si vuole davvero che la filosofia sia comprensione, deve essere qualcosa di più che "il proprio tempo appreso col pensiero". Si deve tentare di pensare in maniera non solo storica ma anche antropologica e biologica. I problemi dell’uomo –la sua natura, l’evoluzione, il futuro- sono emersi con forza nella cultura del Novecento poiché stanno al cuore stesso della filosofia. Essa è, infatti, un sapere integrale il cui primo scopo sta nel chiarire agli uomini il significato stesso della loro esistenza, nell’aprirli a una verità che non è mai separata dalla percezione del corpo e dalla riflessione della mente. L’orizzonte della verità, in altri termini, è il senso che essa assume per l’essere umano. Si può dunque continuare a filosofare. E lo si può fare meglio a partire dalla domanda di fondo sull’uomo, per rispondere alla quale le scienze umane possono dare un contributo decisivo. Perché l’imperativo che costituì uno dei numerosi inizi del pensiero occidentale -il conosci te stesso- conserva intatta tutta la sua forza.

Alberto Giovanni Biuso

biusoal@mclink.it

 

 

 

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