Sulla spontaneità
(Dubla, 2000)
Senza spontaneità gli uomini non sarebbero
motivati all’azione; tuttavia, la elaborazione che spetta alla Scienza
dell’Organizzazione ha il compito di far emergere al di sotto dei motivi
particolari le leggi e le tendenze generali, per poter dare al singolo
comportamento il posto e la finalità che gli spetta entro il complessivo
processo organizzativo.
Si può anche affermare che il quadro
dirigente svolge effettivamente il suo compito, se riesce ad anticipare
il movimento spontaneo, a mostrargli la strada; se egli comprende prima
degli altri tutti i problemi teorici, pratici, tattici ed organizzativi
da risolvere e contro i quali la spontaneità può scontrarsi.
Per valutare oggettivamente la qualità delle prestazioni, è
necessario riuscire ad elevare la spontaneità al livello della coscienza:
un’adeguata coscienza è elemento necessario di un adeguato agire.
Dunque, è errato sia azzerare la spontaneità,
sia farla prevalere nei ruoli e nelle funzioni operative della struttura
organizzativa.
Può conclusivamente affermarsi che
la spontaneità deve tradursi, tramite il filtro motivazionale e
della coscienza, in creatività (e, tecnicamente, in problem solving);
ma non di sola creatività individuale deve trattarsi, ma di creatività
collettiva, uno degli elementi che rende un’organizzazione forte, stabile
e sempre adeguata alle finalità strategiche da perseguire e agli
obiettivi immediati e intermedi da raggiungere.
[cfr. anche il tema delle MOTIVAZIONI]
Max Weber (Erfurt 1864 – Monaco, 1920), sociologo
tedesco
Opere principali:
-L’oggettività conoscitiva della
scienza sociale e della politica sociale (1904)
- L’etica protestante e lo spirito del
capitalismo (1904)
- Alcune categorie della sociologia comprendente
(1913)
- Economia e società (postumo,
1922)
Weber definisce l’oggetto d’indagine specifico
della sociologia, da cui si è generata la moderna scienza dell’organizzazione:
le uniformità dell’agire umano, quali si riscontrano nei comportamenti
dotati di senso e orientati verso l’atteggiamento di altri individui.
Weber propone una tipologia dell’agire sociale
in base all’orientamento di senso. L’agire sociale può essere determinato:
1) in modo razionale rispetto allo scopo
2) in modo razionale rispetto al valore
3) in modo affettivo
4) in modo tradizionale
E’ la progressiva applicazione del calcolo
razionale, che nell’amministrazione burocratica si dispiega compiutamente,
che ha prodotto quella che Weber ha chiamato la razionalizzazione.
Al centro dell’analitica weberiana della ragione è la teoria dell’agire
sociale: l’azione rispetto allo scopo, che si attua quando semplicemente
si intende ottenere un certo risultato, e ci si adopera di conseguenza
utilizzando i mezzi che si giudicano appropriati; l’agire razionale rispetto
al valore, in cui lo scopo non è estrinseco, ma è semplicemente la
corrispondenza dell’azione al valore, a un principio, a un ideale. Solo questi
due tipi di azione (rispetto allo scopo/rispetto al valore) a rigore sono razionali;
le restanti attività sociali sono extrarazionali, e sono: l’azione effettiva,
ossia quella irriflessiva, determinata dalla passione, dall’umore o dallo
stato d’animo del soggetto, e l’analisi tradizionale, quella dettata da
abitudini, tradizioni, costumi. Weber nota che esiste una certa “selezione
sociale” indirizzata a privilegiare e incoraggiare i comportamenti razionali.